Di fronte a qualche banale e strumentale lettura della scoperta, viene in mente ciò che scriveva Seneca nelle Naturales quaestiones, quando esaltava il cammino inesauribile della conoscenza scientifica di contro a chi riteneva che gli studi fossero giunti al loro apice.
Molte cose a noi ignote saranno conosciute dalla gente dell’evo futuro; molto è riservato a generazioni ancora più lontane nel tempo, quando di noi anche il ricordo sarà svanito: il mondo sarebbe una ben piccola cosa se in esso tutto il mondo non trovasse materia per fare le sue ricerche…. La natura non rivela i suoi misteri tutti in una volta: noi ci crediamo degli iniziati e siamo ancora alle porte del tempio.
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