I funerali di Berlinguer


C’ero quel giorno a Roma, ma non vidi nulla, sebbene fossi vicina al palco. Ricordo solo la lunga camminata nel corteo e poi di essere stata in mezzo a una folla immane in piazza San Giovanni; ricordo spalle di altri spesso più alti davanti a me e la voce degli oratori che si susseguivano al microfono; ricordo il caldo torrido di quella giornata di giugno, gente ( anche omoni) che sveniva per il caldo, ombrelli portati per un’eventuale pioggia aperti invece per il sole, applausi quando passava qualcuno stimato ( sentii ritmare il nome di Arafat, spesso quello di Pertini). Ci era stato comunicato di non recarci a Botteghe Oscure per non intasare le vie lungo le quali sarebbe passato il corteo e il mio gruppo seguì il percorso indicato dagli organizzatori. Vittime tutti della famosa disciplina di partito? Tanti eravamo approdati nel P.C.I. da esperienze in movimenti extraparlamentari: io avevo ad esempio pensato che a Cortale bisognasse entrare nella locale sezione del partito comunista, se si voleva che la propria adesione alla sinistra avesse un senso e abbandonai senza rimpianti il gruppuscolo che avevo seguito senza peraltro fanatismo. Avevamo un bel caratterino indipendente, figuriamoci se eravamo pronti ad ubbidire a qualcuno, ma certo le posizioni scioccamente individualistiche le abbandonavamo quando aderivamo ad un organismo dagli obiettivi collettivi. Continua a leggere